venerdì 2 dicembre 2011

Finché la barca affonda, lasciala fare

Ed eccoci qua, come non accadeva da una ventina di giorni, sulle pagine di Intermezzi, con nuove scoperte musicali nelle orecchie e una schiumetta bianca ai bordi della bocca...
Parlo da persona che non ha la più pallida idea di cosa sia accaduto nell'alta finanza, che non è andato in Germania a chiedere che ne pensino del fatto che le barzellette su (e di) Berlusconi siano diventate improvvisamente fuorimoda, insomma il tipo di persona che se non ci fosse facebook andrebbe solo su pornhub. Eppure, nello stato di quiescente disinformazione in cui verso da qualche settimana, mi rendo conto, tra un pornazzo e l'altro, che quello che dice la gente, la famigerata "vox populi",  non è cambiato affatto. Nel mondo sono sempre tutti "Indignati". In Italia, con il solito ritardo provincialotto che ci contraddistingue, masse innumeri si lamentano del governo inutile che hanno eletto per vent'anni, del lavoro che manca, dei soldi che non ci sono e giù di lì per le solite strade ma con qualche piccola novità... siamo tutti povere vittime del "regime" che ci ha ridotto alla fame ma, adesso che si respira un minimo di aria che non puzza di marcio, guardiamo tutti con gli occhi sgranati quello che viene proposto per tirarci fuori dalla proverbiale barca in cui ci troviamo tutti pronti a dire che tutto quello che si pensa di fare è una boiata fantozziana e a riprendere la solfa del: "Oh io sono un poverello perché quelli hanno deciso così e io è per questo che oh, io sono un poverello!" Oh cicci, sveglia! Non è che se le cose vanno male per tutti lamentarci di quello che fanno gli altri ci farà andare meglio. Lagnarsi, con un certo sadico autocompiacipento, del fatto che "Siamo tutti nella stessa barca" non rende certo più belli, ricchi e famosi, tantomeno aiuta a migliorare le cose, al massimo può generare una sequela di: "hey amico ti capisco, io sono come te! siamo tutti nella stessa barca!" e così via fino a che l'essere mediocri e omologati non passerà finalmente di moda e la dannata barca affonderà. Perché se là fuori c'è gente che ha votato tutti i santi e le madonne che poteva votare per ritrovarsi senza lavoro finite le elezioni non è che è colpa (solo) delle madonne, ma è sua. Se tutto va a scatafascio perché le cose loro non le sanno fare, andiamo noi a farle. La verità è che alla maggior parte di noi fa piacere che le cose vadano male perché, pare, non sia colpa nostra, e possiamo continuare a lamentarci senza fare un cazzo. E allora, carissimi lettori, togliamoci sto pensiero e cantiamo insieme, mano sul cuore, il nostro inno nazionale...



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