lunedì 5 marzo 2012

Verseggiamenti bisestili

Questa roba risale a giorno 29 febbraio (lo specifico) 2012: una data da far accapponare la pelle e da far schiumare di un umore verdognolo il bordo della bocca del più navigato numerologo. 29 febbraio... vogliamo scherzare? Non esiste nulla di più assurdo di una data come questa, gente che fa il compleanno una volta ogni quattro anni!!! E per giunta del fatidico duemileddodicichecidevefinireilmondo. Se sopravviviamo a questo si può sopravvivere anche ad una nuova ondata di Neo-nazisti che cercano di sterminare i vampiri e noi si è proprio vampiri!
Ad ogni modo... il mistero di questa data si infittisce se consideriamo il fatto che in tale stravagante data ho ripreso in mano una penna, sia metaforo-metonimicamente (dato che non scrivevo da parecchio, soprattutto poesia), sia letteralmente (visto che in genere scrivo nemmeno su uòrd ma su open-offìs). Cose altrettanto strane sono l'argomento della poesia, gli schemi numerologici che ho cercato (e trovato) su questi vesti (e che custodirò nel mio quaderno segreto e li rivelerò solo alla mia morte) e, non ultimo, il fatto che sto scrivendo oggi (4 marzo) ma che pubblicherò chissà quando (novità assoluta per questo blog su cui scrivo di getto). Signore e signori... a voi!

P.s. dimenticavo che qui avete anche il link del mio ultimo pezzo per 60 pezzi


Un bacio maledetto
alla bocca sinusoide
che compenetra il perfetto
cerchio delle labbra
più infedeli
Inadatte al tradire
gli amanti uguali
maschere di vita,
trionfi di tutti i mali.
Intorbidi le menti,
guarisci i dolori,
rimescoli sentimenti
in grigi multicolori.


E ricordo il torpore
del risveglio dal viaggio,
la fiacchezza ed il dolore
di chi torna dal miraggio
del sepolcro di Salomone.

domenica 4 marzo 2012

4 marzo 2012

Non voglio dilungarmi troppo, non voglio ripetere cose che sono già state dette fino alla nausea dai tanti "agiografi" e novellatori televisivi, cresciuti come funghi o - per meglio intonarsi con l'ambiente di Intermezzi - sbucati fuori come lumache dopo il temporale. Tanta è la voglia di dire la propria - l'apparire in tv, chiaramente, è conseguenza del tutto circostanziale - sull'inaspettata scomparsa del Grande Lucio e per Grande intendo Dalla.
L'intenzione di questo post non è ne criticare ne tantomeno ricostruire la vita di questo "ultimo grande giocoliere della musica italiana" come qualcuno l'ha felicemente chiamato, vorrei piuttosto ricordare con le sue canzoni il contributo che, attraverso le stesse, ha dato a chi in questo momento si trova a scrivere su questo blog. Poco importa se queste parole e queste note si perderanno nel vasto mare delle consacrazioni postume che inonda schiumoso le coste dei mezzi di comunicazione, quel che importa è ricordare come l'opera di un uomo lo mantenga vivo al di là degli anni che ha vissuto, come le sue parole vadano ben oltre il momento in cui le ha pensate, scritte e pronunciate.
Ho scelto quattro canzoni che, badate bene, non sono la colonna sonora di una vita, cliché quanto mai abusato, - vorrei vedere quanti di quelli che hanno detto questa frase ascoltavano abitualmente la musica di Dalla- ma sono parti essenziali di ricordi e momenti che vanno da "l'altra sera, in macchina, cazzeggiando in allegria" fino a ricordi "preistorici" da prima infanzia; in quest'ordine ve le propongo, e scusate se, per caso ci sono in mezzo delle grandi canzoni.



A queste, come a tutte le cose dell'infanzia, tengo particolarmente

sabato 3 marzo 2012

Gino del Bronx

Dopo il mio lungo e litigioso peregrinare, dopo viaggi e sorprese (mal) riuscite, eccomi di nuovo a scrivere sull'amato blog. Voglio essere breve, anche più breve della pagina di quaderno riportata dal breve soggiorno catanese e che a voi riporto tramite questo mio amato inter-spazio. Tra un momento di studio (poco) e uno di scazzo (copioso) è nato un altro mio piccolo eroe, spontanea sorge la domanda: avrà vita lunga? Morirà su questa pagina? Nescio -direbbero gli antichi- non poniamo limiti al vivere quanto al morire. Ma mi sono dilungato fin troppo... signore e signori, ecco a voi Gino del Bronx

P.s. Come forse avrete già capito il Bronx cui si fa riferimento non è il celeberrimo sobborgo di New York. Se lo è, dev'essere un posto molto strano.

Gino del Bronx e le (vie) traverse

Gino guidava la sua vecchia 126 manco fosse Tazio Nuvolari con la maschera tagliente. Rombando tra le vie del Bronx, pensava alla sua stretta parentela col fallimento: un legame viscerale, più solido della carrozzeria di quel suo ferro da passeggio direttamente dal '77; fallimento delle sue aspirazioni, fallimento dei suoi compiti in classe al liceo, fallimento della vita sociale sua e del suo paese. Il vecchio suolo natio che s'era fatto fottutamente vecchio tutto d'un tratto nell'estate del '98, non che l'età gli permettesse di ricordare poi molto della vita sociale del suo paese in quella lontana estate del '98 che era, per lui, l'origine ogni male, legata com'era al ricordo di quel maledetto mondiale in Francia. -Fottuto Di Biagio - pensò - fottuta traversa.- Non c'è più spazio per la redenzione quando il tuo primo ricordo calcistico è quello di una sconfitta, ti abbatte il morale per sempre, torni sempre a quel ricordo non appena puoi: quando vieni rimandato a un esame come quando fai l'amore con la tua ragazza, c'è sempre quel rigore, e nessun POO-PO-PÒ-PO-PO-POO-POO ti può guarire da una simile ferita. E ripensi che stai lì, sulla tua 126, che non ti può salvare neanche Jim Morrison con tutti i riders on the storm del mondo, sei solo, tra quelle vie traverse, tra le rocce laviche del Bronx, mentre vomiti bestemmie dopo una sbronza umorale di malessere. E intanto pensi a quel rigore e alla traversa da imboccare e intanto batti quel rigore e hai sbagliato strada e tutta la ragionevolezza del tuo essere, che ti ha preservato vivo e annoiato fin qui, se ne va a quel paese e ti accorgi che la via che hai imboccato è quella sbagliata e la palla finisce sugli spalti.