domenica 23 ottobre 2011

Poeta Novo - Autoreferenziarsi

Finalmente dopo due settimane si respira di nuovo aria di blog! Dopo la (quasi totale) fine delle mie disgrazie odontoiatriche e una settimana corta passata a Catania a cercare di riesumare dalla mente quel piccolo feto abortito che è la mia padronanza della lingua latina, ritorno qui dove mi sento più a casa, riprendo dal punto in cui mi ero interrotto...
Ho dovuto a malincuore gettare questo post alle ortiche, buttato nelle acque gelide e torbide della rete senza la minima possibilità di essere notato, senza la speranza di essere compreso. Perché quando ti spacci per uno che con le parole vorrebbe camparci (in un futuro triste e lontano fatto di decappottabili e fidanzate con seni insolitamente grandi) assapori con voluttà questi momenti così felici in cui puoi ancora permetterti il lusso di fare quello che ti pare con la tua bella merce di smargiassate. Quando insomma nessuno, oltre gli amici più curiosi, ti ferma per strada e ti dice "Eh caspita mi sei piaciuto, frà!"ed è quanto basta per pagare il tuo onorario, quanto ti serve per pagare un'altra corsa, dire all'autista del taxi: "Segua quell'auto!" e tuffarsi in un'altra storia.
Sebbene ci sarebbero molti interessanti argomenti di attualità da affrontare (ma non è questa la sede per affrontarli, se pensavate il contrario "a-ha!") oggi voglio parlare d'altro, voglio parlare di me e dei famigerati cinque versi che ho messo ammollo un paio di giorni fa.
Questi cinque versi hanno una storia un po' travagliata, dovevano fare parte di qualcosa di un po' più consistente, ma quel giorno, come tutti i giorni in cui componi qualcosa e non sei come minimo un Montale, qualcosa è andato piacevolmente storto, quello che doveva venir fuori di consistente non è venuto fuori. Le cause di questa divergenza tra progetto e realizzazione sono tante: forse ero un po' arrugginito, forse non sono poi così bravo come credo (anzi di sicuro), più probabilmente le cose dovevano andare proprio così; fatto sta che quella che nelle mie intenzioni doveva essere la celebrazione di una nuova musa dopo Claudia (qui lo dico e qui lo nego) e di un nuovo ritorno alla poesia è diventato qualcosa di diverso.
Non ricordo esattamente che giorno fosse ma so che l'idea originale, che è poi rimasta più o meno invariata, mi è venuta per strada (ahi, quante poesie nascono belle che pronte per la strada e al momento di passare alla carta sono belle che morte!). Qualche tempo dopo, durante una discussione con Pietro (che di questa poesia, se se lo ricorda, è l'unico a sapere tutto) gli presentai questo piccolo refrain, così lo chiamò, e mi convinse definitivamente che questa doveva essere la forma della poesia che avevo in mente. Così, questo parvum fragmentum (maledetto latino!) ha avuto la sua origine. E anche se tante cose sono cambiate da quando l'ho scritto, anche se ho mal di denti e la mia prima Musa è tornata al suo posto, ogni volta che questo piccolo ritornello mi ritorna alla memoria (credo sia una delle poche cose mie che ricordo a memoria, e sfido pure) sono certo che in quel momento sono felice.
Signore e Signori... Poeta Novo

Potrei stare in eterno
Senza un sorriso
Ma non un momento
Senza i tuoi occhi,
Senza il tuo viso.

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