martedì 18 ottobre 2011

I Zombie

L'immenso dolore dentale mi impedisce di dire fesserie. Perciò godetevi un assaggio di quello che, nel caso sopravvivessi, potrebbe avere un seguito... buon divertimento!



“Voglio vedere che sta facendo Ernesto” – Disse la signora Anna.
“Dai, lascia stare il ragazzo. Starà studiando.” – Rispose il marito, senza distogliere lo sguardo dalle parole crociate
“Voglio sapere cosa fa. Vai a vedere” - Insistette la signora.
“Ma perché ci devo andare io? La curiosità ce l'hai tu!” - Guardando la moglie inarcando il sopracciglio.
“Perché sei tu suo padre”
“Oh Signor mio, Ernesto!” - Urlò il signor Marco torcendo il collo indietro verso il corridoio.
“Ou!” - Fece una voce lontana.
“Che stai facendo?”
“Studio.” - Risposte la voce.
“Visto?” - Disse con soddisfazione il signor Marco, felice di poter tornare alle sue parole crociate.
“Questo potevo farlo anch'io.”
“Eh ma io sono suo padre...”
Effettivamente Ernesto aveva aperto il libro di latino davanti a se con l'intenzione di leggerlo, ma non prima di aver rapidamente controllato le notifiche su Facebook. Come spesso accade il controllo notifiche, più frequente delle ispezioni a sorpresa di un sergente dei marine in una camerata, nasconde insidie letali per lo studio, quello schermo luminoso davanti ai suoi occhi, “Maledetto chi l'ha inventato!” come diceva sempre sua madre Anna, conteneva tutte le principali ghiottonerie in codice binario che potevano far saltare i già deboli piani di studio pomeridiano di quell'anima ingenua.
Passata la prima mezz'ora a curare la sua vita sociale, i primi sensi di colpa agguantarono Ernesto per il cappuccio della felpa: chiuse il browser e abbassò tristemente lo sguardo verso l'inquietante Livio Andronico, ma la sua retina aveva visto qualcosa di inquietante ma al tempo stesso più attraente, Ernesto non seppe resistere, afferrò il mouse con gli occhi sbarrati e cliccò sulla sanguinolenta scritta di Doom 3. L'aveva installato la sera prima sul vecchio computer di casa, suo fratello Matteo l'aveva... ehm... comprato per il suo fiammante portatile e, finalmente, Ernesto se ne era impadronito, visto che il fratello non ci giocava più, 'Andava all'università, lui. Ci aveva la fidanzata, lui. Troppo grande per ridurre la popolazione degli zombie venuti dall'inferno a suon di mitragliate. Aveva tempo solo per i giochi di calcio, lui. Per quelli e per fare i giochetti erotici con la Kinect insieme alla Carla.' Da quando suo fratello andava all'università e si era fidanzato, aveva cambiato le sue abitudini, si era tolto la sua veste da nerd per vestire i panni dell'elegantone, pensava.
Ernesto sbavava al pensiero di potersi finalmente gustare quel truculento classico videoludico, orde di mostri venuti dall'inferno, teste volanti in fiamme, mostri alti come elefanti, schifosi e mefitici esseri deformi che aspettavano solo di essere mitragilati. Una formula vincente.
Attraversò le prime stanze male illuminate della base militare sbavando come una lumaca, sentiva che c'era qualcosa che non andava nel procedere del gioco ma attribuiva questa sensazione alla suspence, voltato l'angolo, parlato col primo scienziato, attese il momento in cui quel grosso portale gli avrebbe mostrato l'Inferno ma, proprio sul più bello, capì cos'era che non andava: quell'immensa teoria di demoni spaventevoli era così lenta da far andare a scatti anche le dita dei piedi.
“MA NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” - urlò il ragazzo sgomento.


...TO BE CONTINUED...

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