“Voglio vedere che sta facendo
Ernesto” – Disse la signora Anna.
“Dai, lascia stare il ragazzo. Starà
studiando.” – Rispose il marito, senza distogliere lo sguardo
dalle parole crociate
“Voglio sapere cosa fa. Vai a vedere”
- Insistette la signora.
“Ma perché ci devo andare io? La
curiosità ce l'hai tu!” - Guardando la moglie inarcando il
sopracciglio.
“Perché sei tu suo padre”
“Oh Signor mio, Ernesto!” - Urlò
il signor Marco torcendo il collo indietro verso il corridoio.
“Ou!” - Fece una voce lontana.
“Che stai facendo?”
“Studio.” - Risposte la voce.
“Visto?” - Disse con soddisfazione
il signor Marco, felice di poter tornare alle sue parole crociate.
“Questo potevo farlo anch'io.”
“Eh ma io sono suo padre...”
Effettivamente Ernesto aveva aperto il
libro di latino davanti a se con l'intenzione di leggerlo, ma non
prima di aver rapidamente controllato le notifiche su
Facebook. Come spesso accade il controllo notifiche, più frequente
delle ispezioni a sorpresa di un sergente dei marine in una camerata,
nasconde insidie letali per lo studio, quello schermo luminoso
davanti ai suoi occhi, “Maledetto chi l'ha inventato!” come
diceva sempre sua madre Anna, conteneva tutte le principali
ghiottonerie in codice binario che potevano far saltare i già deboli
piani di studio pomeridiano di quell'anima ingenua.
Passata la prima mezz'ora a curare la
sua vita sociale, i primi sensi di colpa agguantarono Ernesto per il
cappuccio della felpa: chiuse il browser e abbassò tristemente lo
sguardo verso l'inquietante Livio Andronico, ma la sua retina aveva
visto qualcosa di inquietante ma al tempo stesso più attraente,
Ernesto non seppe resistere, afferrò il mouse con gli occhi sbarrati
e cliccò sulla sanguinolenta scritta di Doom 3.
L'aveva installato la sera prima sul vecchio computer di casa, suo
fratello Matteo l'aveva... ehm... comprato
per il suo fiammante portatile e, finalmente, Ernesto se ne era
impadronito, visto che il fratello non ci giocava più, 'Andava
all'università, lui. Ci aveva la fidanzata, lui. Troppo grande per
ridurre la popolazione degli zombie venuti dall'inferno a suon di
mitragliate. Aveva tempo solo per i giochi di calcio, lui. Per quelli
e per fare i giochetti erotici con la Kinect insieme alla Carla.' Da
quando suo fratello andava all'università e si era fidanzato, aveva
cambiato le sue abitudini, si era tolto la sua veste da nerd per
vestire i panni dell'elegantone, pensava.
Ernesto sbavava al
pensiero di potersi finalmente gustare quel truculento classico
videoludico, orde di mostri venuti dall'inferno, teste volanti in
fiamme, mostri alti come elefanti, schifosi e mefitici esseri deformi
che aspettavano solo di essere mitragilati. Una formula vincente.
Attraversò le
prime stanze male illuminate della base militare sbavando come una
lumaca, sentiva che c'era qualcosa che non andava nel procedere del
gioco ma attribuiva questa sensazione alla suspence, voltato
l'angolo, parlato col primo scienziato, attese il momento in cui quel
grosso portale gli avrebbe mostrato l'Inferno ma, proprio sul più
bello, capì cos'era che non andava: quell'immensa teoria di demoni
spaventevoli era così lenta da far andare a scatti anche le dita dei
piedi.
“MA
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” - urlò il ragazzo sgomento.
...TO BE CONTINUED...
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